Don Vito Spagnolo ssp   - dicembre 2005 (3 settimana) pdf


Il demonio dice “Eleverò il mio trono al di sopra degli astri di Dio” (Is 14,13). Egli risponde: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”» (Mt 11,29). Noi combattiamo e lottiamo con il coltello tra i denti pensando così di diventare potenti e grandi come Dio (Gen 3,5), cerchiamo di raggiungere le altezze divine per strappargli il suo segreto e raggiungere con le nostre forze l’albero della vita (Gen 3,24), mentre Dio desidera chinarsi fino a noi per farci dono di tutto se stesso. L’uomo, istigato dal maligno alla superbia, disobbedisce a Dio mangiando il frutto proibito (Gen 3,6), e proibito perché avvelenato, e di quel veleno Adamo ne farà amara esperienza quando verrà espulso dal paradiso terrestre (Gen 3,23). Mosso ancora dalla superbia l’uomo costruisce la Torre di Babele, simbolo di un esercizio di potere da parte dell’uomo svincolato dal rapporto con Dio; e anche qui paga le conseguenze delle sue scelte poco sagge con la “confusione” e dispersione dei popoli (Gen 11,1-9). Nella terra promessa il popolo eletto continuerà a disobbedire ai comandi del Signore, seguendo i propri consigli e progetti egoistici, pagandone il prezzo con l’esilio in terra straniera. Israele sperimenta sulla propria pelle che l’orgoglio ha una dimensione religiosa in quanto comporta la rottura del rapporto personale con Dio. Distaccandosi da Dio l’uomo tende ad affermare se stesso contro Dio e ad organizzare la propria esistenza nell’autosufficienza, lontano da Dio.
Il peccato poi, oltre alla rottura nel rapporto verticale, provoca disordini nei rapporti col prossimo. E a sua volta ogni mancanza contro il prossimo si rivela poi come vera e propria disobbedienza a Dio: “Contro di Te, contro Te solo ho peccato” (Sal 51,6). L’orgoglio, la superbia, l’arroganza hanno sempre fatto un pessimo servizio all’uomo. Ognuno di noi può rivedere la propria storia e contare le ferite che la superbia ha lasciato sulla sua carne e nella sua psiche. Quante battaglie a volte perché né l’una né l’altra si vuole sottomettere. Si vuol prevalere, vincere, sopraffare l’altro, umiliarlo. E una volta consumato il delitto con il disprezzo e l’odio vomitati con violenza sull’altro, ci si ritrova attorniati da persone sanguinanti e morenti, un’atmosfera da funerale che ci perseguiterà per molto tempo, e a braccetto col Nemico, ben stabiliti nel suo regno. E tutto stranamente in sintonia con una vita di preghiera, di consacrazione, di comunione col Signore: che mistero! Ma il Signore non si lascia prendere per il naso, e a suo tempo rivelerà il gioco funesto che alcuni stanno facendo e mostrerà il vero volto del padrone che ognuno sta servendo. Allora non si potrà più bleffare.
I bianchi coi bianchi, i neri coi neri, e i grigi nel Santo Purgatorio. Perché non ci lasciamo ammaestrare da Dio, carissime sorelle? Perché non dedicarsi anima e corpo a colpire la testa del serpente in noi che vuole comandare, primeggiare, giudicare, accusare l’altro ingiustamente, senza conoscere i fatti, e su due parole sentite qua e là imbastire un processo con pesanti capi d’accusa, spesso semplicemente inventati dall’invidia che dimora in noi. E poi l’immancabile condanna, e quella decisione interiore diabolica di parlare sempre e a tutti male di quella persona, calunniarla, volerla distruggere perché... Beh, se poi andiamo a vedere cosa c’è dentro il proprio cuore troveremo delle verità sconcertanti che stiamo tentando di sfuggire in tutti i modi: invidia (perché lei ha quel dono e non io?), gelosia (perché con quella si comporta così e invece con me...), complessi di inferiorità (siccome mi sento un nulla allora per sentirmi qualcuno devo abbassare gli altri, criticarli, calunniarli), odio allo stato puro (come sarei felice se tu non esistessi!), etc. Sono le “opere della carne”, luoghi infinitamente lontani dallo Spirito di Dio (Gal 5,19-22).
E così accade che non fermandomi spesso a riflettere in silenzio davanti a Dio per lasciar emergere queste verità, le quali possono essere dure da digerire ma che sono dentro di me e stanno gestendo satanicamente la mia vita, non potrò mai vederle in faccia e riconoscerle per quelle che sono e cercare così di eliminarle con l’aiuto di Dio. L’alternativa a questo lavoro di pulizia e di ricostruzione della nostra vita sulla Verità, è di continuare a condannare, calpestare e uccidere l’altro, quando se c’è qualcuno che ha un problema quella sei proprio tu e fin quando non lo risolvi con te stessa, davanti a Dio, aiutata da un buon direttore spirituale, rimarrai schiava dell’Accusatore (Ap 12,10), continuerai a vomitare su tutti e tutte, operando fedelmente a servizio del male, ma convinta di essere l’unica santa, mentre gli altri non sono che una grande “massa dannata”. Svegliati! (Ef 5,14). Convertiti! (Mc 1,15; 1Cor 7,29). La storia non ti aspetta! E quando la porta è chiusa: è chiusa! (cfr Lc 13,24-30). Perché non mettersi alla scuola di Dio, di Gesù: “Imparate da me che sono mite ed umile di cuore”; di Maria “Ha guardato all’umiltà della sua serva... innalza gli umili” (Lc 1,48.52), “Sono la serva del Signore” (Lc 1,38). L’umiltà è il punto di partenza dell’uomo. Partire da altrove è rischiare di non raggiungere la meta.

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