Nel caravanserraglio c'erano stanze tranquille, ma a pagamento e quindi non adatte ai poveri; ci si poteva riparare sotto il porticato, in comune con tutti gli altri; ma anche questa soluzione non era soddisfacente. Meglio allora una grotta isolata, che serviva da riparo occasionale per i pastori e per il bestiame. Era un ripiego povero, ma discreto, tranquillo. Ed è qui che è nato Gesù, noi diremmo nelle condizioni di un baraccato. Eppure intorno a lui quanta maestà naturale! Ancora oggi, contemplando Betlemme dal « campo dei pastori », specie all'ora del tramonto o di notte, si resta incantati per il paesaggio collinoso, la vegetazione, il cielo tersissimo. Soprattutto Gesù era accolto dai due cuori più puri del mondo. I bizantini esprimono tutto questo con una bella preghiera natalizia: « Che cosa ti offriremo, o Cristo, per essere apparso sulla terra come uomo? Ognuna delle creature da te create ti offre infatti la sua riconoscenza: gli angeli, il canto; i cieli, una stella; i magi, i doni; i pastori, la loro ammirazione; la terra, una grotta; il deserto, un presepio. Ma noi ti offriamo per madre la Vergine Maria ».
San Francesco, con la sua grande sensibilità, ha voluto riprodurre al vivo la scena della Natività; ha così diffuso i presepi che, nei giorni natalizi, contempliamo nelle chiese, nelle case, spesso anche nelle piazze, nelle strade, nelle vetrine negozi. E ripetiamo con fiducia, in mezzo alle preoccupazioni che ci angustiano, le parole consolanti di Isaia « E nato per noi un bambino, ci è stato dato un figlio" », il Figlio di Dio. Più che mai nel Natale Maria rifulge per la sua massima elevazione: madre di Dio. Ma dobbiamo comprendere bene questo titolo stupendo. Mai nel vangelo leggiamo questa espressione, ma ella è illustrata e chiamata continuamente « madre di Gesù » ed è detto chiaramente che Gesù è Dio. Per cui, quando i primi scrittori cristiani usarono il termine Theotókos (generatrice di Dio) non incontrarono nessuna obiezione. Fu Nestorio ad opporsi a questo titolo perché era caduto in un errore cristologico: riteneva che in Gesù ci fossero due persone, quella divina e quella umana, per cui Maria era madre solo della persona umana di Cristo; era madre di un uomo. Insorse la polemica che
determinò il concilio di Efeso, nel 431. La preoccupazione del concilio fu principalmente cristologica: fu definito che in Gesù vi è un'unica persona, quella del Verbo, che incarnandosi in Maria ha associato alla natura divina la natura umana. Di conseguenza Maria è vera madre di Dio perché suo figlio è veramente Dio.
E' importante capire bene questa verità, per non incorrere in errori. Mai si è inteso fare di Maria una dea; essa resta sempre un'umile creatura come noi, che ha avuto bisogno di essere redenta in Cristo. E neppure quel titolo significa che Dio abbia bisogno di una madre che gli trasmetta la divinità. Il titolo «madre di Dio » è un titolo cristologico: significa che Gesù, nato da Maria, è vero Dio. Con quel titolo si afferma che Gesù è Dio fin dal primo istante della sua concezione. Per cui veramente Maria è madre di un figlio che è Dio. Ecco perché giustamente la proclamiamo Madre di Dio.
Per noi cattolici questi concetti sono chiari. Dobbiamo però anche saperli esprimere con esattezza, per risponde re alle eventuali obiezioni. Aggiungiamo che anche per gli ortodossi e per i protestanti non ci sono dubbi sui due grandi dogmi mariani, definiti fin dall'antichità, prima di ogni] scissione: Maria madre di Dio e Maria sempre vergine. Le difficoltà, specie per alcune confessioni della Riforma protestante, riguardano i due ultimi dogmi mariani di più recente promulgazione, l'Immacolata Concezione e l'Assunzione. Verso queste verità hanno posizioni diversificate; varie confessioni le propongono come possibilità a cui si è liberi di credere o non credere. Ma forse la difficoltà maggiore è data dagli altri titoli mariani, che noi attribuiamo alla Vergine, e dal culto da noi così sviluppato.
RIFLESSIONI
Su Maria - Certamente il giorno della nascita di Gesù è stato uno dei giorni più gioiosi della sua vita, per cui non ha sentito i disagi della precaria sistemazione. La grandezza di Maria, madre di Dio, non ha tolto nulla alla sua umiltà, al suo attribuire tutto al dono gratuito di Dio. Per cui ella si offre a noi più che mai con la sua materna attrattiva.
Su noi - Ripensiamo alla gioia del Natale con senso religioso: per ringraziare il Padre, adorare il Figlio, aprirci alle illuminazioni dello Spirito Santo. Possiamo riflettere su quale è la nostra accoglienza al Dio che si fa uomo. E importante saper vedere l'umiltà della sua venuta, per comprendere che è venuto per salvare, per redimere. Quando tornerà nello splendore della gloria, verrà per giudicare e per dare a ciascuno quello che avrà meritato. Affidiamoci alla Madre di Dio perché sempre più ci faccia conoscere il Figlio di Dio e figlio suo.
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