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La nascita di Gesù e la visita dei pastori

( Lc 2,1-20 )

La narrazione di Luca prosegue discreta. Si intravede la preoccupazione di evitare tutto ciò che, in qualche modo, possa distrarre l’attenzione dei lettori dai grandi misteri che il Signore opera nella storia degli uomini. Poche pennellate sono sufficienti a Luca per situare l’evento del Natale nello spazio e nel tempo.

 

Viene ricordata Betlemme, la città di Davide. Viene indicato anche un tempo preciso attraverso il riferimento al censimento dell'imperatore Cesare Au­gusto (31a.C.-14d.C.). Questi particolari spazio-temporali sono suggeriti non solo dalla fedeltà al dato storico ma., soprattutto, dal desiderio di sottolineare la concretezza del mistero dell'incarnazione.
A Betlemme, nei giorni del censimento, il Figlio di Dio ha fatto sua la nostra umanità debole e mortale. è entrato nel divenire degli uomini, è divenuto realmen­te nostro fratello.
L'annunciazione dell'angelo ai pastori è modellata secondo lo schema tradizionale: l'apparizione dell' anggelo del Signore, l'invito a non temere, l'annuncio della nascita del Salvatore, il segno che dà modo di riscontrare la veridicità dell'evento.
Il quadro, nella delicatezza delle sue linee, vuole svelare il mistero del bambino che ha visto la luce a Betlemme. Il movimento della narrazione porta, infatti a concentrare l'attenzione sulle parole dell'angelo: annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato, nella città di Davide, un Salvatore, che è il Cristo Signore".
Il bambino Gesù è l' "oggi" della salvezza. Tutto quanto l'Antico Testamento può essere rac­chiuso nella parola "domani", perché è attesa del gior­no, del domani in cui Dio realizzerà la liberazione promes­sa. In Gesù, il "domani" dell'Antico Testamento diventa l' "oggi". Egli è la salvezza di Dio presente in mezzo agli uomini. Da questo momento, la gioia e la pace del Signo­re percorrono le vie degli uomini.
La rivelazione progressiva del mistero di Gesù si accompagna alla evidenziazione delle componenti della vita cristiana. Già è emersa la fede che è accoglienza di Gesù Cristo. Ora Luca sottolinea la povertà. Le persone che sono accanto a Gesù, Maria e Giuseppe, i pastori, so­no dei poveri. Il concetto biblico di povertà è abbastanza complesso. Esso implica una dimensione sociale. I pove­ri, in ebraico "anawim ", cioè i curvati, sono persone che socialmente non contano e che, essendo indifese, sono esposte alla sopraffazione dei potenti.
Ma è soprattutto la dimensione religiosa a caratterizzare la povertà biblica.
I poveri sono coloro che, non avendo sicurezze umane, ripongono la loro fiducia nel Signore e da Lui attendono giustizia. Il vangelo di Luca è particolarmente sensibile al valore della povertà, considerata non come fine a se stessa, ma come condizione insostituibile per un autentico atteggiamento di fede. Solo un cuore povero, vale a dire libero dall’orgoglio, dalla presunzione, dall’idolo del denaro, può fare spazio a Gesù Cristo.

Giovanni Barberis
Docente di Esegesi biblica nel Seminario di Fossano (Cuneo)